Il mondo delle associazioni
fogliolina
E se nelle nostre città creassimo dei frutteti pubblici?

Frutteti pubblici in città

E se nelle nostre città creassimo dei frutteti pubblici?

Forse da noi la cosa può sembrare strana ma vi assicuro che in altre città del mondo non è così. A Londra o in Nord America e Canada, i frutteti pubblici sono una realtà consolidata da tempo con esempi più o meno estesi o complessi: a Los Angeles, grazie anche all’interessamento dell’attore Bill Pulmann è nato nel 2011 ” l’Hollywood Orchard”, dal 2004 a San Francisco opera invece il collettivo di artisti “Fallen Fruit” con l’intento di esplorare la relazione tra spazi pubblici, pianificazione urbana e cibo, mentre a Seattle si sta espandendo il “Beacon Food Forest” la più grande food forest urbana d’America basata sui principi della permacultura. Gli esempi sono veramente numerosi.

 

Beacon food forest-l’intero-progetto

L’obiettivo comune a tutti questi frutteti urbani è quello denominato “tree to table” ossia il passaggio diretto dall’ albero alla tavola, per un’alimentazione più sana e con ricadute di tipo economico a supporto talora di alcune categorie più disagiate. Ma gli intenti vanno molto oltre, si tratta di innanzitutto di cominciare a conferire al verde non solo un valore di tipo estetico ma anche produttivo, aspetto che non si era mai considerato finora ( anzi).

E si tratta anche di un esperimento di tipo sociale , dato che il frutteto pubblico urbano nasce come spazio condiviso dove i cittadini, solitamente di quartiere, si prendono cura direttamente degli alberi e/o arbusti dalla piantagione alla raccolta, a volte spingendosi anche oltre con la gestione di laboratori di cucina . Ormai è sapere condiviso che lavorare in un contesto di questo tipo abbia degli effetti terapeutici sulla persona , soprattutto su chi soffre di disagi psichici.

L’anno scorso all’ inaugurazione del giardino terapeutico (nuova branca della progettazione degli spazi verdi) realizzato all’Ospedale San Carlo di Milano ho assistito alla relazione della professoressa Gabriella Ba dell’ Ospedale Sacco di Milano in cui affermava che nelle psicosi che colpiscono frequentemente i giovani la riabilitazione con attività manuali all’interno di un contesto verde riescono a potenziare l’effetto dei farmaci: attraverso lo stimolo delle capacità cognitive ( cosa, quando e come fare) e dei cinque sensi si sperimenta infatti una maggiore autostima , favorendo al contempo l’interazione sociale e stimolando il senso della ricompensa e dell’auto gratificazione.

 

Da anni si sta molto parlando di orti condivisi e certamente il frutteto è solitamente parte integrante di questi spazi anche se spesso si tratta di pochi esemplari di piante. Credo però che il frutteto abbia un valore ornamentale ben maggiore dell’orto, per quanto ben tenuto. Il frutteto può sostituire il giardino ornamentale in ambito urbano, l’orto no.

Immagino a questo punto il coro di polemiche e domande che possono sorgere; chissà quanto sono inquinati i frutti… ma come si fa a dividere il raccolto? Per quanto riguarda il primo punto posso subito smentire i dubbi. A Roma, dove nel 2014 è nato il progetto Frutta Urbana grazie all’Associazione Linaria, sono state fatte delle analisi chimiche ed organolettiche sulla frutta raccolta nei viali cittadini ( soprattutto agrumi piantati a scopo ornamentale) da cui è risultato un basso livello di inquinamento che interessa solo la buccia e che può essere facilmente eliminato con un lavaggio accurato.

Marmellate d’arancia prodotte dalle donne afgane con frutta raccolta da alberi pubblici a Roma

Per quanto riguarda la divisione del raccolto tutto dipende da come i cittadini riescono ad organizzarsi, non esiste un modello che vada bene per tutti o per tutte le realtà locali e poi…finché non si prova non si può sapere.

 

Il giardino dei frutti condivisi a Milano – Non è ancora una realtà ma speriamo lo diventi presto. Questa è la proposta che io e altre mie colleghe paesaggiste , che in gruppo stiamo cercando di trasferire a Milano l’iniziativa “Frutta Urbana” nata a Roma e di cui accennavo sopra, abbiamo fatto agli operatori del centro Psicosociale di via Barabino, struttura facente parte del Polo Ospedaliero del San Paolo di Milano.

Lo scorso anno siamo infatti state interpellate dalle operatrici del centro per cercare di valorizzare un’area di circa 1000 mq, di proprietà dell’Ospedale, adiacente il loro complesso e fino ad ora inutilizzata. L’ input era quello di creare un giardino per i pazienti, aperto anche agli abitanti del quartiere, dove condividere esperienze, attività manuali e spazi verdi con finalità ludico/terapeutiche.

Abbiamo quindi pensato ad un giardino/frutteto come a uno spazio dove poter sostare e rilassarsi ed in cui ogni pianta potesse dare dei frutti non solo godibili alla vista ma anche all’olfatto e al gusto così da stimolare tutti i cinque sensi. L’intento quindi non sarebbe quello di realizzare un’area a frutteto vero e proprio, che nel layout è adesso riconoscibile nell’impianto regolare a destra, ma di creare tutto un giardino edibile comprese le siepi che potrebbero essere miste e in forma libera con messa a dimora di rosa canina, nocciolo e sambuco, oltre a pergolati di vite e kiwi.

Purtroppo ora è ancora tutto bloccato da iter burocratici interni all’amministrazione ospedaliera, ma confidiamo che la tenacia e l’entusiasmo della dott.sa Panetta responsabile del Centro di via Barabino , oltre ovviamente alla nostra, possa sfondare tutte le barriere. Potremo dare avvio allora a questo progetto sperimentale, forse il primo in Italia.

Luglio 2015
Rossana Parizzi, Patrizia Finessi, M.Chiara Tronconi, Alessandra Bonetti, Sivana Garufi.

http://www.fruttaurbana.org/
http://www.theurbanorchardproject.org/home
http://www.beaconfoodforest.org/
http://www.hollywoodorchard.org/