community gardens
fogliolina
ORTI IN CITTÀ : È DAVVERO UNA COLTIVAZIONE SICURA E BIO ?

Si fa un gran parlare di orti cittadini , l’ ho fatto anch’io in questo blog  sia come diretta interessata (ne  coltivo uno proprio alla periferia di Milano) sia come fenomeno eco sociale. Si fa un gran parlare di quanto sia risparmioso ed ecologico coltivare da se’ la propria scorta di ortaggi , ma è davvero così ? Sono convinta che lavorare da se’ il proprio pezzettino di terra ci riservi delle grandi soddisfazioni e sicuramente la diffusione degli orti cittadini puo’ svolgere un ottimo ruolo sociale sia per le nuove che per le generazioni più adulte. Ma per amore di verità è giusto e doveroso sapere anche che la foglia di insalata coltivata in proprio in ambito cittadino , magari anche senza l’uso di pesticidi o diserbanti, qualche insidia la nasconde ugualmente. Pubblico quindi integralmente questo interessante studio di un gruppo di ricercatori dell’Università di Berlino , diffuso da Francesca Pisani per la rivista Intersezioni del 19 dicembre 2012- www.intersezioni.eu

il mio orto urbano

Orti in città di Francesca Pisani

A Berlino uno studio ha determinato la concentrazione di metalli negli ortaggi coltivati in prossimità del traffico automobilistico.

La coltivazione di ortaggi in città sta acquistando crescente rilevanza nel mondo, sia nei Paesi sviluppati, sia in quelli in via di sviluppo. Un numero sempre maggiore di cittadini si dedica alla produzione di alimenti nei contesti urbani, in terreni destinati all’orticoltura, parchi pubblici, giardini e orti privati. Una domanda è tuttavia lecito porsi: l’orticoltura urbana fornisce sempre prodotti salubri? È quanto si sono chiesti un gruppo di ricercatori del Dipartimento di ecologia dell’Università tecnica di Berlino in collaborazione con l’Orto botanico dell’Università nazionale di Khmelnitsky in Ucraina.
I ricercatori sono partiti dal presupposto che le colture in città sono generalmente esposte a maggiori livelli di inquinamento rispetto a quelle  nelle aree rurali e che il loro consumo potrebbe comportare un maggiore rischio per la salute umana, al di là del fatto che queste possano essere coltivate ricorrendo a un uso minore di pesticidi. 
La ricerca prende in esame il contenuto di metalli pesanti in differenti specie e varietà di ortaggi coltivati a Berlino: pomodori e fagiolini, ortaggi da radice e fusto (carote, patate e cavoli rapa), ortaggi da foglia (cavolo bianco, crescione, bietola), aromatiche (basilico, menta, prezzemolo e timo). L’analisi ha interessato una serie di siti campione dislocati nei quartieri centrali della città con differenti caratteristiche: il tipo di coltivazione, in vaso o in terra, il tipo di terreno, di “città” o da orto, il carico di traffico da veicoli, la presenza di costruzioni o di barriere vegetali nelle vicinanze. Per il carico del traffico, i siti sono stati suddivisi in tre classi, alta, media e bassa, considerando la quantità e l’intensità del traffico giornaliero nella strada più vicina a ogni campione coltivato – 40.000-50.000, 5.000-10.000, meno di 5.000 veicoli in transito al giorno – e la distanza dalla strada. 
Sulla base di questi parametri e delle loro interrelazioni è stata determinata la concentrazione in tracce di metalli – cadmio, cromo, piombo, zinco, nickel e rame –presenti nella biomassa, espressa in mg/kg peso di sostanza secca, e analizzate le modalità con cui i fattori locali hanno influito sul contenuto di questi elementi. Particolare attenzione è stata rivolta nel valutare la distanza dalla strada alla quale sono associabili i maggiori livelli di contaminazione. I ricercatori hanno svolto anche un confronto tra la salubrità degli ortaggi autoprodotti per il consumo domestico nel centro città e quelli commercializzati nei supermercati.
Sono state rilevate significative differenze nella concentrazione dei metalli tra le diverse specie orticole e in base al tipo di metallo, alle caratteristiche della coltivazione, al carico del traffico locale e alle strutture edificate circostanti alle colture. Al contrario, il tipo di ortaggio non è risultato influire in modo significativo sul contenuto in metalli. 
I pomodori hanno presentato minori quantità di piombo rispetto alla bietola, mentre nella menta sono stati rilevati livelli più elevati in cromo del basilico, dei fagiolini e delle carote.
In generale, il contenuto in metalli è apparso più alto nei prodotti coltivati in città rispetto a quelli venduti nei supermercati. Per esempio, nei pomodori, che da questo confronto sono apparsi essere tra le colture più contaminate, le concentrazioni in cadmio e in nickel sono risultate rispettivamente undici volte e quasi cinque volte superiori a quelle riscontrate nei prodotti commercializzati nei supermercati. Dai risultati, la bietola coltivata in centro città contiene sei volte più zinco di quella acquistata nei negozi. 

Numerose orticole contengono una concentrazione per lo meno doppia in uno o più metalli rispetto agli stessi prodotti venduti nei supermercati.  
Di particolare interesse sono i dati associati all’effetto negativo del traffico. Il più alto carico di traffico da veicoli complessivo ha incrementato il contenuto in metalli nella biomassa. Tutti gli ortaggi hanno mostrato concentrazioni più elevate di piombo se coltivati in siti prossimi a strade con traffico elevato e, nei due terzi dei campioni situati a una distanza inferiore a 10 m da strade ad alto traffico, sono stati superati gli standard di concentrazione, stabiliti dall’Unione europea.
Una nota positiva è data dalla presenza di edifici e di ampie masse di vegetali situati tra la coltivazione e le strade che, fungendo da barriere e da filtro, riducono il contenuto in metalli. 
I ricercatori sottolineano la rilevanza del traffico dei veicoli e il relativo deposito di inquinanti come una via importante per la contaminazione delle colture, indicano come “coltivare il proprio cibo” nel centro delle città non sempre sia più sano del consumare i prodotti commercializzati nei supermercati, ma anche che non si possono fare generalizzazioni rispetto alle colture intese come “accumulatori” ad alto rischio o a bassa sicurezza. 
Evidenziano l’importanza di informare i “coltivatori urbani” della necessità di scegliere con attenzione i siti da destinare alla coltivazione, considerando la distanza rispetto alle strade e la presenza di barriere al traffico dei veicoli, per ridurre i livelli di contaminazione e i rischi per la salute. Inoltre, nel diffondere l’orticoltura urbana, suggeriscono di valutare, nei differenti casi, i rischi associati all’inquinamento con i benefici sociali. Riferimenti bibliografici
Saeumel I., Kotsyuk I., Hoelscher M., Lenkereit C, Weber F., Kowarik I., 2010. How healthy is urban horticulture in high traffic areas? Trace metal concentrations in vegetable crops from plantings within inner city neighbourhoods in Berlin, Germany.Evironemental Pollution, 165, 124-132.

Leave a Comment

Name*
Email*
Website