cavalcavia bussa milano
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LA TRASFORMAZIONE DEL CAVALCAVIA BUSSA A MILANO, IL PROGETTO CHE HA VINTO IL CONCORSO.
Rendering del progetto

La settimana scorsa, presso una tensostruttura installata proprio sul Cavalcavia Bussa dietro la stazione di P.ta Garibaldi a Milano, sono stati presentati al pubblico i progetti vincitori ( e classificati) dei concorsi per la riqualificazione di una parte dell’area Garibaldi/Repubblica oggetto negli ultimi anni di una grande trasformazione a Milano. I concorsi  erano rivolti a tre temi: la trasformazione e riqualificazione appunto del Cavalcavia Bussa, il progetto per un Centro Civico e il progetto per il Padiglione Infanzia ( questi ultimi due da realizzare all’interno del prossimo Parco Biblioteca degli Alberi dietro ai grattacieli Unicredit).

Cavalcavia Bussa: il progetto 1 classificato

Voglio iniziare dal Cavalcavia Bussa, ora percorso carrabile e semi ciclabile, dall’aspetto piuttosto desolato e inquietante nelle ore serali, ma che offre al passaggio una delle viste più spettacolari sui binari e sulle case della vecchia Milano soprattutto se lo si percorre nelle ore del tramonto. Certamente aveva bisogno di una riqualifica e di essere vivificato con una serie di interventi che lo aprissero a diverse attività e nuclei di interesse per renderlo davvero un elemento di ricucitura tra due quartieri che si affacciano sui lati opposti della ferrovia. Non so valutare se l’esclusione totale della circolazione automobilistica creerà grossi problemi alla viabilità cittadina, ma di primo acchito l’idea che possa esserci un’area ancora più verde e realmente vissuta dai cittadini con grande risalto alla circolazione ciclo pedonale, mi entusiasma molto.

Rendering del progetto 2

Qui voglio brevemente segnalare il progetto vincitore, ognuno poi farà le sue valutazioni che richiedono una attenta osservazione di quanto presentato. Io farò la stessa cosa perché ad una prima impressione l’elemento caratterizzante e di grande impatto nella proposta mi ha lasciata un po’ perplessa: mi riferisco alla “gabbia” a più piani chiamata dai progettisti l’Insegna Abitata “una torre scenica su cui salire e da
cui poter avere un punto di vista diverso sulla città (GUARDA-MI)” …. che segnerà il confine tra l’area risistemata a verde del cavalcavia e la ferrovia. Un edificio, pur se trasparente e dotato appunto di affacci, che temo chiuda eccessivamente la vista spettacolare di cui accennavo prima. Mi piace invece il sistema di spazi verdi liberamente fruibili dai cittadini che si declinano in tipologie diversificate di interesse.

rendering del progetto 3

Ecco gli obiettivi dei progettisti:

1° classificato: RFUCHAER

  • Saracino Eliana /T SPOONprogettista (capogruppo)
  • Bartocci Guglielmoprogettista
  • Perdichizzi Giovannaprogettista
  • Monica Agneseprogettista
  • Glorialanza Alessandra /T SPOONprogettista
  • Artioli Orsola Nina /T SPOONprogettista
  • Borgognoni Elisaconsulente
  • Rosati Danielacollaboratore

Il progetto urbano per la riqualificazione del Cavalcavia Bussa rappresenta un’opportunità unica: intervenire in un
luogo centrale, in profonda trasformazione, producendo spazi pubblici.
Il progetto proposto consiste in una tattica operativa in grado di trasformare uno spazio che ha perso la sua
funzione urbana in un extra-spazio, uno spazio vivente e vissuto. Esso potrà essere reinserito nell’immaginario
collettivo del panorama urbano come luogo in cui, assumendosi una certa dose di responsabilità, sarà possibile
gettare le fondamenta per modelli alternativi di sviluppo, basati su atti positivi di appropriazione spaziale e
ricostruzioni simboliche della quotidianità.
In questa seconda fase di concorso è stata sviluppata in maniera più concreta la strategia proposta in prima
fase, prospettando per il Cavalcavia Bussa una delle configurazioni spaziali possibili che esso stesso può acquisire
rispondendo ad i principi generali di seguito illustrati e accogliendo le opportunità derivanti dalla partecipazione
e integrazione fra i diversi attori che a differenti scale sono coinvolti nei processi di trasformazione.
L’obiettivo è quello di fornire un’infrastrutturazione dello spazio urbano attraverso delle regole generali che, pur
prevedendo al loro interno un processo aperto con ampi margini di adattabilità rispetto alle richieste del mercato
e ai continui mutamenti della domanda, garantiscano in ogni momento del ciclo di vita urbana dell’intervento la
corrispondenza dell’immagine complessiva all’impianto proposto.

5 PUNTI PER UN PONTE: OBIETTIVI E STRATEGIE

1 DEFINIRE LO SPAZIO DELLE POSSIBILITÀ
L’obiettivo è rendere questo luogo, oltre che una connessione tra due parti di città, uno spazio ben definito, ma
in cui tutto è ancora possibile.
Per questo la scelta progettuale consiste nella strutturazione di un sistema aperto e strategico, sia nell’immagine
formale che nel suo sviluppo. Lo spazio è stato organizzato secondo delle regole generali che garantiscono il suo
efficace funzionamento ad una scala più grande come un’infrastruttura urbana; ma all’interno di questo impianto
le maglie sono sufficientemente larghe per accogliere un alto livello di trasformabilità alla scala più piccola
senza comunque snaturare l’immagine complessiva. Questa immagine formale ben corrisponde alla strategia di
sviluppo proposta, che basandosi sul coinvolgimento di attori diversi nelle diverse fasi del processo, deve essere
sufficientemente aperta per accogliere funzioni e spazialità non prevedibili, in cui ognuno può trovare una sua
possibilità di espressione perché ancora tutto è possibile.

2 LAVORARE CON IL TEMPO
Lavorare in uno scenario urbano critico e volatile come quello contemporaneo, in cui il cambiamento delle
condizioni al margine (andamento del mercato, volontà politica, bisogni del contesto, ecc.) non può essere
completamente previsto in fase progettuale, spinge ad adottare strategie di sviluppo flessibili ed adattabili nel
tempo.
Attraverso un approccio progettuale basato sul tempo degli usi è possibile far sì che questo luogo possa risultare
attivo e vitale in qualsiasi momento della sua storia urbana futura e rispondente a bisogni e necessità di un
determinato momento con pochi adattamenti e senza stravolgimenti radicali. Nell’organizzazione complessiva
dell’intervento si è scelto di lavorare sull’inserimento di alcune attività predeterminate e permanenti, con un

riverbero urbano maggiore, capaci di costituire attrattiva in ogni momento e garantire così la sussistenza di un

luogo vitale e attivo. Ad esse si integrano delle aree destinate ad usi temporanei, che permettono invece il ricambio

delle attività che vi si svolgono e la possibilità per la cittadinanza attiva di proporre nuovi modi d’uso dello spazio.
Alcuni degli spazi previsti per gli usi temporanei si propongono già attrezzati, prevedendo degli affidamenti in
gestione (ad esempio, per una stagione di semina e raccolto nel caso degli spazi degli orti e delle serre, o di sei mesi/
un anno per gli atelier/temporary shop, così per consentire ad un giovane artista o start-upper di sperimentare
l’avvio di una nuova attività). Alcuni spazi invece sono lasciati totalmente liberi, infrastrutturati solo con i servizi
minimi di base, e sono aperti ad accogliere proposte d’uso inedite ed imprevedibili, anche se solo per poche ore
(eventi, performance, piccole attività commerciali, ecc.).

3 COSTRUIRE UN IMMAGINARIO
La riqualificazione del cavalcavia deve essere funzionale a creare un luogo dotato di una propria identità, seppur
mutevole e in continuo divenire.
Rispetto ad un panorama urbano contemporaneo sempre più veloce, vorace e consumistico, appare invece sempre
più rilevante la necessità di trovare dei luoghi riconoscibili che servano da riferimento e di cui potersi appropriare
nel proprio personale immaginario urbano. Per aiutare questo processo, i diversi ambiti di progetto sono stati
definiti con un nome specifico (la Promenade Plantèe, il Palinsesto, l’Insegna Abitata, il Foro Garibaldi, la
Velostazione): il solo atto di nominarli serve a renderli riconoscibili.
In particolare l’Insegna Abitata è pensata per permettere il raggiungimento dell’obiettivo riconoscibilità ed
amplificarne gli effetti: la grande insegna luminosa che si affaccia sul fascio dei binari rende identificabile il luogo
anche da lontano (GUARDAMI); ma l’insegna è anche uno spazio da abitare, una torre scenica su cui salire e da
cui poter avere un punto di vista diverso sulla città (GUARDA-MI), sulle sue dinamiche di trasformazione e sulle
attività che si svolgono alle diverse quote urbane. L’Insegna Abitata diventa essa stessa un landmark “alla portata
di tutti”, un punto di riferimento inclusivo e non esclusivo, nello skyline urbano.

4 ATTORI PROTAGONISTI DELLA SCENA
Lo spazio si riattiva mettendo a sistema le risorse rese disponibili dagli attori che, a vario titolo, sono coinvolti nel
processo di trasformazione urbana.
Un ruolo determinante deve essere assunto dagli attori già coinvolti, o coinvolgibili, a diverse scale nell’uso e
nella trasformazione del territorio. Ciò vuol dire che “dall’alto” la pubblica amministrazione ed altri soggetti
economici predispongano un terreno fertile per rendere possibile delle forme alternative di produzione e gestione
degli spazi collettivi; “dal basso”, invece, la motivazione dei soggetti che hanno un diretto interesse per migliorare
lo spazio che abitano e vivono è la chiave in grado di avviare i processi di cambiamento. L’apporto dei diversi attori
non deve essere necessariamente di tipo finanziario, ma può far riferimento ad altri modelli, basati sullo scambio,
sul tempo e sull’impegno profuso nelle azioni.
In questo modo, attraverso dei meccanismi di scambio che rispondono a logiche maggiormente sostenibili dal
punto di vista ecologico ed economico, si potrà mettere in atto un processo di riattivazione condiviso e allargato,
attraverso cui stabilire un legame solido con il territorio.

5 SPERIMENTARE STRUMENTI ALTERNATIVI

La specifica conformazione tipologica e morfologica di questo spazio urbano lo rende chiaramente circoscrivibile:
rappresenta lo scenario ideale per diventare un extra-spazio, un luogo “altro” in cui sperimentare nuovi modi per
la costruzione, l’uso e la gestione dei beni collettivi.
L’immagine del cavalcavia come spazio delle possibilità può essere ancora più chiaramente veicolata attraverso
la sperimentazione di strumenti e metodi alternativi sia per la gestione (processo partecipativo, bandi di
assegnazione temporanea, spazi flessibili, ecc.) che per la promozione del territorio (piano di marketing, uso di
tecnologie digitali – ad es., un’app può gestire l’assegnazione delle aree e l’organizzazione degli eventi -, ecc.). Così
sarà possibile mettere in pratica una modalità di lavoro trial-and-error, che permette di sperimentare in maniera
processuale la trasformazione e che, nel corso del suo sviluppo, può essere modificata ed adattata alle occasioni che
si presentano in ogni specifico momento.
La nuova immagine del Bussa sarà così resa evidente: un luogo creativo, orizzontale e attivo, pronto ad accogliere
l’imprevedibile urbano.

 

per saperne di più   https://www.concorsobussa.concorrimi.it/

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